Se la nostra fosse stata solamente una favola, tutto avrebbe potuto avere inizio con il celebre “C’era una volta”, e sì, possiamo dire che “C’era una volta il nostro amico Quark” la cui storia prese una piega inaspettata in una data ben precisa, cioè l’11 febbraio 2000 alle 9 del mattino.
In quel preciso momento le zampe posteriori di Quark, all’improvviso, cominciarono a diventare instabili e lui iniziò ad avere problemi a deambulare, camminando sbandava. Passarono solamente 2 ore circa e le sue zampe posteriori finirono con il paralizzarsi del tutto.
Le diagnosi che seguirono agli esami di accertamento non lasciavano spazio a nessuna speranza di guarigione. Si trattava di embolia fibrocartilaginea. Un male ad oggi inguaribile. Nessuna terapia portò quindi a qualche risultato e così Quark finì con il perdere per sempre l’uso delle zampe posteriori.
Infatti, il pregresso di Quark era già stato molto triste di suo. Il suo padrone lo aveva già abbandonato da tempo e lui era finito a vivere in un canile. Quark era così diventato un grosso cane malato che viveva abbandonato tristemente in canile.
Per qualcuno era diventato addirittura un “peso”, un impegno troppo gravoso da continuare a mantenere. Doveva continuamente essere sottoposto a cure costose e nessuno avrebbe mai voluto adottare un cane del genere, malato, che non fosse in grado di camminare, paralizzato alle zampe posteriori.
A questo punto della storia c’era qualcuno addirittura che pensava di dover mettere fine alle sue sofferenze. Ma, a dirla tutta, mai, come in questo caso, ascoltare il proprio cuore portò a risultati inaspettati. Certo, anche noi soffrivamo a vederlo ridotto così ma è a questo punto che la fiaba mai raccontata di Quark diventa una storia reale piena di amore perché lui, Quark, in realtà, aveva ancora molto da darci e, soprattutto da insegnarci.
Vero è che Quark, da quel momento in poi, non avrebbe mai più avuto un padrone, ma fortunatamente ebbe molto altro: una vera e grande famiglia composta da tante persone che lo amavano, che provavano quella forma pura di amore che si può riversare solo sui figli più sfortunati. In questo modo lui continuò a vivere felice, per altri quattro anni.
Quattro anni di coccole e di amore. Grazie a un carrello ortopedico ultraleggero e molto costoso, realizzato su misura per lui e fatto arrivare direttamente dagli Stati Uniti, continuò a correre e a camminare a modo suo, andando incontro a un numero di amici e ammiratori che andò con il tempo a crescere sempre.
Andò così a vivere in una stanza-cuccia tutta sua, organizzata appositamente per lui, dove il pavimento fu opportunamente rivestito di sughero per permettere al carrello di scorrere leggero, con poco attrito, e senza troppi intoppi.